La separazione dei ruoli del docente

Lavoriamo insieme

Proviamo un piccolo cambiamento per fare in modo che tutti i nostri studenti siano motivati e dalla nostra parte.

La scuola italiana lascia il docente un po’ allo sbando. In ogni momento c’è il rischio che al ministero qualcuno si svegli e sogni nuovi sacrifici per gli altri, che un genitore arrivi implorando e chiedendo aiuto per il proprio ragazzo che a casa studia tantissimo e non ha senso che a scuola non prenda dei voti, che ragazzi cerchino di imbrogliare e copiare e che il preside si inventi qualche nuova attività obbligatoria per tutti e gratuita.

Questa situazione ha anche dei lati positivi. Nel momento in cui sei docente, infatti, hai uno stipendio e, nonostante non sia al livello di molti paesi europei, per lo meno c’è. Inoltre, nel bene e nel male, sei libero di fare come vuoi. Nel male sappiamo bene cosa questo comporti: se passi il tuo tempo a fare leggere ai ragazzi un libro invece che a spiegare, avrai su di te sguardi di disapprovazione, ma nessuno ti potrà mai cacciare. Nel bene possiamo organizzare le lezioni come crediamo sia meglio fare. Perché quindi non sfruttare questa libertà per una piccola rivoluzione che ci semplificherà la vita in classe?

La vita del docente in classe è complessa, e parte di questa complessità è dovuta al fatto che impersona due ruoli spesso antitetici: da un lato deve insegnare, aiutare e guidare gli studenti e dall’altro valutarli. Bilanciare le due cose non riesce sempre facile. I ragazzi lo sanno e, talvolta, ne approfittano. Capita, infatti, di aiutare i ragazzi nelle interrogazioni o di dare dei piccoli suggerimenti durante i compiti. I ragazzi inoltre sanno che meno riusciranno a fare spiegare al docente, meno quest’ultimo chiederà durante la verifica. Il rischio è quello di innescare un braccio di ferro tra il docente, che cerca di fare di più, e gli studenti, che cercano di fare di meno. Queste e altre complicazioni sono dinamiche insite nel doppio ruolo.

Nella vita reale, al di fuori della scuola, come viene risolto questo problema?

E’ semplice! Non si verifica! In un’azienda si lavora per il cliente. Tutto l’ambiente, a meno di qualche situazione patologica, dovrebbe essere interessato a soddisfarne i bisogni e a collaborare. Lo stesso capo è interessato a supportare il lavoratore in modo da soddisfare le esigenze del cliente. Nella maggior parte dei lavori chi paga il servizio, e quindi chi ci valuta, è un’entità esterna al gruppo di lavoro. Il cliente si assume la responsabilità di quello che chiede e paga (cioè valuta) solo se riceve quello che chiede. Il gruppo di lavoro è responsabile di seguire le istruzioni del cliente, in genere concordate a priori tramite un contratto, e di fornire il prodotto/servizio. Se l’iPhone non funziona ce la prendiamo con Apple. Potremmo prenderecela con Apple se i suoi telefoni non funzionano, dopo avere terminato di insegnargli come si fanno? Come ci guarderebbe Apple?

Così nella scuola il docente lavora prima con lo studente, gli insegna come fare, e poi lo giudica in base a quello che ha imparato lasciando molto alla soggettività del rapporto docente-studente. Come si può fare?

Una soluzione ci sarebbe: la separazione dei ruoli. Nelle moderne aziende, quelle alla Google per intenderci, ogni gruppo di lavoro viene diviso in tre distinte parti:

  • Il team, il gruppo che fa il lavoro, composto nel nostro caso dagli studenti;
  • Il facilitatore, la persona che guida il gruppo e lo aiuta a risolvere i problemi, nel nostro caso il docente;
  • Il responsabile del progetto, che cura gli interessi del cliente e verifica che le sue richieste vengano soddisfatte, che nel nostro caso potrebbe essere un altro docente.

Si potrebbe fare così: due docenti della stessa materia si mettono d’accordo e si aiutano. Il docente esterno alla classe dà ai ragazzi le consegne del lavoro, qualunque esso sia, e le verifica al termine di un periodo concordato. Il docente della classe invece insegna ai ragazzi come fare le cose e li prepara per la verifica.

Ad esempio supponiamo di avere un’unità didattica della durata di un mese, mirata all’apprendimento delle disequazioni. Due docenti decidono di collaborare. All’inizio dell’unità didattica entrambi si presentano alla classe dell’altro e spiegano quello che vogliono e come sarà la verifica alla fine del mese, come fossero rappresentanti del cliente, cioè della società che vuole i ragazzi preparati. Poi tornano alla loro classe e hanno un mese di tempo per preparare i propri ragazzi per la verifica che l’altro docente somministrerà. Lo scambio di classi, quindi, è limitato solo all’assegnazione dei lavori e alla verifica, poi tutto torna normale, come sempre. La grande differenza è però che il docente della classe ora lavora con i ragazzi sempre e solo con l’unico obiettivo di guidarli, aiutarli e prepararli. Inoltre il docente e i ragazzi avrebbero un obiettivo comune da raggiungere e questi ultimi si troverebbero finalmente nella situazione in cui la scelta più conveniente è quella di collaborare con il docente.

Passare dalla teoria alla pratica non sarà facile, ma indubbiamente una esperienza interessante, e potrebbe valere la pena provare anche solo per una volta durante l’anno. Soprattutto dalla terza superiore in poi, quando i ragazzi non si sentono più bambini, ed è giusto che comincino ad assumersi la responsabilità di quello che fanno in modo utile e costruttivo e con delle regole che glielo permettono. In più potrebbe essere un modo per collaborare attivamente con un altro docente e preparare insieme delle lezioni in modalità Flipped Learning, facilmente riutilizzabili negli anni.

 

4 pensieri su “La separazione dei ruoli del docente

    1. L’idea è molto buona, l’itineraio proposto potrebbe essere migliorato.
      Ecco alcune proposte.
      1) C’è un cliente che ha diritto ad avere un prodotto ottimale, la sua piena formazione umana: ha un diritto soggettivo, inalienabile, che dovrebbe essere protetto;
      2) C’è un docente,meglio, un maestro, che ha accettato di soddisfare il diritto soggettivo del cliente, indipendentemente da tutto, stipendio incluso: se non gli va, lascia il compito: mica inganna, defrauda il cliente del bene cui ha diritto;
      3) le scienze dell’educazione oggi ci dicono che non si può insegnare niente a nessuno! Controprova: mica c’è un solo sciagurato docente che insegna, imprime nella mente degli studenti ciò che questo debbono apprendere o divenire, e questo fa solo per alcuni studente, e per tutti!
      4) se insegnare non si può, perchè la mente non è una tabula rasa o un tablet, qualcosa si può fare, utilizzando la maieutica socratica, L’ostetrica non porta un bambino alla madre, ma la aiuta a partorire, con somma discrezione. Non si sostituisce alla madre tirando il bambino fuori col forcipe e soffocandolo, come è capitato a una mia stretta parente;
      5) il maestro organizza, con opportuni materiali concreti, virtuali, iconici, simboli, le situazioni che consentono agli studenti di ripercorrere il lungo cammino dell’uomo nella costruzione della sua humanitas (sapere, saper fare, saper essere);
      6) impegna gli studenti nelle attività di ricerca/ricostruzione/reinvenzione/ricostruzione delle humanitas;
      7) valuta se egli è stato capace di motivare gli studenti, di organizzare situazioni di apprendimento valide, se i risultati attesi sono stati raggiunti;
      8) in base a questa valutazione della efficacia della sua azione progettuale attraverso i risultati conseguiti, ripropone nuove attività, fino a quando a tutti gli studenti (clienti) sia stato assicurato il successo formativo.
      La valutazione, quindi, non è cosa che riguarda gli studenti, che in essa sono solo i testimoni della efficacia dell’azione educativa del docente. Si valuta per educare, non per respingere!
      La scuola è il grembo materno (Scholae gremii materni di COMENIO), non un luogo della pena di imparare!
      Gli alunni non si valutano, si aiutano a crescere in virtute e canoscenza.
      Basta, con la scuola della pena di imparare!
      Chi non accetta questa scuola, è libero di scegliere un altro mestiere, ma nella scuola può restare solo se incondizionatamente si impegna a far vivere ai suoi studenti, nessuno escluso, la gioia di impare, di crescere, di divenire grandi!

  1. Finalmente! Sono anni che dico che bisognerebbe separare le due funzioni. Il problema però è che molti colleghi non sono disponibili perché si sentirebbero a loro volta valutati….. Siamo ancora lontani anni luce dal creare dei team sul modello Google di cui sopra!…. Purtoppo

    1. Valutati?
      E perchè, il medico non è valutato dal cliente che, se non soddisfatto, lo sostituisce!
      Che forse un medico fa più danni di un docente che viene meno al suo preciso dovere, accettato nel momento in cui ha accettato la nomina,dovere di garantire a tutti i suoi studenti il successo formativo, inteso come piena formazione della personalità nella molteplicità delle sue componenti?
      Il medico ha a che fare con i corpi, il Mestro cone le anime: la differenza mi sembra abissale!

Rispondi a claudia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.