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Addio ai libri di testo!

 

libro-addioUna premessa. Non è ancora uscita una legge che intimi le case editrici a fare dei libri gratuiti. E non c’è nessun finanziamento pubblico. Non esiste neppure una soluzione immediata che dall’oggi al domani risolva l’annoso problema però…

…però ci sono un sacco di persone che ogni mattina si alzano dal letto per andare a insegnare, dopo avere preparato la lezione e tutto il materiale necessario. Possiamo chiedere aiuto a loro, hanno tutto già pronto!

Ed è facile! Siamo noi: gli insegnanti! E siamo tantissimi! Possiamo chiedere aiuto a noi stessi!

Quest’anno, insegnando informatica, non ho avuto  a disposizione il libro di testo perché il linguaggio Pascal che abbiamo utilizzato è un po’… diciamo così… vecchiotto. Ma, come dicono i cinesi che utilizzano l’ideogramma che significa crisi anche per indicare un’opportunità, è stata una vera e propria fortuna!

Motivato dalla mancanza di materiale e affascinato da una metodologia di insegnamento che si sta sviluppando negli ultimi anni in tutto il mondo, chiamata flipped learning, ho pensato: “perché non creare dei video che spiegano tutta la teoria e come svolgere alcuni degli esercizi?”.

E così ho fatto! E non con poco imbarazzo! I video ora sono pubblici e in tutti c’è la mia voce. Non è stato facile. Però renderli disponibili su youtube ha permesso ai ragazzi di guardarli e riguardarli quando avevano tempo, ognuno alla propria velocità. Inoltre, nel caso avessero dei dubbi, avevano sempre me a disposizione, in classe, per riprendere gli argomenti più complessi e per seguirli mentre svolgevano gli esercizi. Inoltre anche alcuni amici dei miei studenti, interessati all’argomento, si sono guardati i filmati per imparare autonomamente. Una bella soddisfazione.

Quindi perché ho voluto scrivere questo articolo? Per sentirmi dire: “Wow, bravo?”. Beh, un po’ sì!  Però c’è qualcosa che mi preme e mi interessa molto di più: raccontare a tutti cosa si può fare e stuzzicare la nostra fame di conoscenza e sperimentazione!

Quindi perché non fare la stessa cosa in italiano per spiegare come impostare un tema o come scrivere una racconto? Perché non realizzare dei video per la matematica, visto che all’estero l’hanno già fatto tantissimo? Perché non usarli per l’inglese? Perché non spiegare la storia e i suoi eventi? Perché non spiegare la chimica? Perché non spiegare il latino? La grammatica? L’economia? La geografia? Il diritto!

Perché non metterci d’accordo? Siamo tantissimi! Se usiamo il web per organizzarci e dividerci gli argomenti nel giro di due/tre anni potremmo avere una biblioteca scolastica infinitamente ricca di contenuti e in continua evoluzione senza aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi.

Organizziamoci! Inseriamo i programmi delle varie materie in un sito! Creiamo dei gruppi di lavoro! Dividiamoceli! Creiamo il materiale necessario, un poco per ognuno, senza strafare! Diventiamo i motori della scuola e diciamo addio ai libri di testo attuali. Facciamo in modo che siano le case editrici ad inseguirci per creare del valore aggiunto e dei materiali sempre migliori per migliorare la qualità della didattica.

Costruiamo la scuola del futuro!

Se vuoi partecipare al progetto visita https://sites.google.com/site/flippedteaching/ e scrivici!

Corso base di Programmazione e Pascal

corso base

Quest’anno ho insegnato informatica in prima liceo ed ho realizzato dei video per tutti gli argomenti base della programmazione. Il linguaggio utilizzato è stato il Pascal.

Siamo partiti dagli schemi a blocchi con Algobuild, e siamo arrivati ad utilizzare i vettori in Pascal. Per ogni parte del programma ho realizzato dei video che coprono tutti gli argomenti e che sono ora disponibili su youtube per chiunque li voglia utilizzare. Inoltre in ogni area ho pubblicato degli esercizi raccolti negli anni precedenti e dal web per chi volesse prenderne spunto.

Auguro a tutti buone vacanze, e spero che il mio lavoro possa essere di spunto o utile a qualcuno l’anno prossimo.

Le competenze in un sarcofago

In prima superiore avrei a breve trattato l’argomento “Etruschi”. Stavo discutendo con un amico di come fare apprendere ai ragazzi la geostoria (ora si chiama così, e anche word segnala la parola come sconosciuta!), facendoli ragionare su quello che la storia stessa poteva insegnare loro. Abbiamo scelto una famosa foto di un sepolcro Etrusco e abbiamo cominciato a ragionarci seguendo lo schema delle competenze del kit di oggiimparoio. Così ci siamo lanciati nell’esperimento e vorrei condividere il nostro risultatoi, che mi sembra interessante.

In sostanza lo schema del kit non è altro che una checklist di domande, create partendo dall’esperienza e dal normale buon senso, che fornisce una semplice guida per arricchire un compito assegnato agli studenti.

Il nostro punto di partenza è rappresentato nella foto seguente: un sarcofago etrusco in cui è scolpita una coppia di sposi. Abbiamo quindi cominciato a interrogarci sulle domande che avremmo potuto fare seguendo la griglia e, punto per punto, siamo arrivati a stendere le seguenti domande che abbiamo somministrato ai ragazzi.

Competenza: Utilizzare un’immagine per la lettura del processo storico.

Che tipo di fonte viene utilizzata ( Fonte primaria, secondaria)?
Attraverso una ricerca nel web, sapresti localizzare questo reperto?

Competenza: Effettuare osservazioni semplici di tipo compositivo-formale sul reperto archeologico

Cosa stanno facendo? Come definisci l’espressione dei loro volti? I due Sposi sono seduti su un tipico letto da banchetto, il “Kliné”: c’è una relazione tra la morte e il banchetto?

Competenza di cittadinanza, consapevolezza ed espressione culturale: Comprendere il cambiamento e la diversità dei tempi storici in una dimensione diacronica, attraverso il confronto fra epoche, e in una dimensione sincronica, attraverso il confronto tra aree geografiche.

Utilizzando le immagini dei sepolcri delineare il rapporto sociale tra uomo e donna al tempo degli Etruschi: uomo e donna sono alla pari ? Dall’osservazione delle immagini  si rileva un dislivello sociale?
Nel mondo greco-romano si possono ritrovare immagini simili? Come vengono rappresentati l’uomo e la donna? Ricerca tali documenti nel web e confronta i dati.

Competenza sociale e civica: Sulla base della conoscenza dei presupposti culturali e della natura delle istituzioni politiche, giuridiche, sociali ed economiche, comprendere i diritti e i doveri che caratterizzano l’essere cittadini.

Sviluppa una riflessione atta a delineare una rete di relazioni tra passato e presente e futuro:
Come viene affrontato il tema della morte nella realtà contemporanea?
Hai paura della morte?
Gli Etruschi avevano paura della morte?

Connessione con la vita reale, promuovere la comprensione della realtà contemporanea.

Nel mondo attuale ritrovi il medesimo rapporto uomo-donna delle civiltà antiche?
Ti piacerebbe vivere in una società dove uomo e donna sono così? Che società immagini?
E’ facile la parità? Cosa la rende facile o difficile?
La società attuale tutela le pari opportunità? Se sì in che modo?
Quale ruolo ricopre la donna nelle società dei paesi sviluppati e in quelli in via di sviluppo?

Interesse personale del docente. C’è qualche riflessione personale per cui potrei essere interessato a correggere il lavoro dei ragazzi?

Sviluppa una riflessione sull’evoluzione del mondo: Gli Etruschi erano un popolo pacifico e sono stati distrutti dai Romani. Ha quindi senso essere un popolo pacifico?

Competenze di cittadinanza: Imparare a Imparare, Comunicazione nella madrelingua e Competenza digitale (uso responsabile del web).

Lo svolgimento delle attività utilizzando il web, e la scrittura di una relazione per rispondere, permette di sviluppare indirettamente anche altre tre competenze di cittadinanza senza bisogno di domande specifiche.

 

Dopo avere preparato un documento con l’immagine e le precedenti domande ho consegnato il lavoro da svolgere ai ragazzi ed ho ottenuto un buon risultato. La maggior parte dei ragazzi ha svolto il compito in maniera articolata e corretta. Tutti si sono presi la briga di andare a ricercare nel web notizie inerenti al sarcofago e al trattamento riservato alla donna presso la civiltà greca e romana. La parte più interessate è stata quella della rielaborazione personale sull’idea della morte e sulle pari opportunità. Si sono espressi chiaramente e hanno trovato queste domande stimolanti.

Gli allievi hanno saputo ricercare notizie e approfondimenti nel web in maniera appropriata alle richieste. La rielaborazione critica e personale, più o meno approfondita in base alle capacità dei singoli allievi, li ha portati a riflettere su temi poco trattati a scuola e in ambito familiare, come la morte. Unica lamentela: hanno trovato il lavoro un po’ lungo.

 

In conclusione mi preme chiarire che il compito che ho realizzato non vuole essere né la soluzione di tutti i problemi della scuola né il modo migliore per parlare degli Etruschi. E’ solo un esempio di qualcosa di diverso che si può preparare per i ragazzi per coinvolgerli e farli ragionare. Inoltre la possibilità di chiedere a loro opinioni su argomenti di interesse personale rende anche la correzione meno faticosa.

La checklist del kit, quindi, è solo una guida che ci permette di fermarci qualche minuto per porci delle domande, in modo da creare dei compiti che possano interessare sia i nostri ragazzi, che noi, e che includono elementi importanti come le competenze.

Barbara Amadio & Fabio Biscaro

Migliora il tuo modo di insegnare chiedendo un feedback

feedbackAmmetto che può essere terrificante scoprire cosa gli altri pensano di te.. Gli studenti in particolare. Finché non chiedi un feedback puoi pensare che tutto vada per il meglio, ma nel momento in cui chiedi: “Cosa pensi di….?”, possono venire fuori problematiche inaspettate che mettono ti un po’ in crisi. E quindi è molto difficile farlo.

Perché allora chiedere un feedback se si rischia di farsi del male? Per un sacco di ottimi motivi!

Perché il feedback è importante

I ragazzi saranno piacevolmente sorpresi dal tuo interessamento e, soprattutto se all’inizio il feedback sarà chiesto in modo anonimo, cominceranno ad aprirsi e ti daranno degli spunti che ti aiuteranno a capire quello che funziona e quello che non funziona.

Per esempio puoi scoprire che un determinato argomento che pensavi difficile è invece facile e che  un altro che ritenevi noioso stuzzica la loro curiosità e può essere approfondito. Qualcuno poi potrebbe portare nuove idee per rendere la lezione più appassionante e proficua anche traendo spunto dalle lezioni di qualche altro docente.

Inoltre, passato lo shock iniziale, sarà rilassante sapere quali sono i nostri punti di forza e di debolezza. Saranno per lo meno conosciuti e potrai farci qualcosa.
Le opinioni degli altri esistono comunque, anche se non sono espresse. In più una volta che sono espresse molto più difficilmente possono essere utilizzate come pettegolezzo quando meno ce l’aspettiamo.

Come chiedere un feedback

Chiedere un feedback è molto semplice. La tecnologia oggi ci dà un grande aiuto. E’ sufficiente ad esempio creare un questionario online con Google ed inviare a tutti i ragazzi il link alla pagina dove è pubblicato. I risultati arriveranno raccolti in una comoda tabella e potranno essere consultati con calma.

Cerca sempre di porre delle domande precise in modo da avere delle risposte altrettanto precise. Ad esempio, piuttosto che “Come ti sembra la lezione?”, puoi chiedere “Pensi che il materiale fornito sia sufficiente? Come pensi potrebbe essere migliorato?”. In ogni caso con il tempo anche i questionari saranno sempre più precisi nell’ottenere risposte più interessanti. Come sempre è più importante cominciare che sforzarsi di fare una cosa perfetta.

Conclusioni?

Chissà! Magari anche un solo questionario può ispirare altri docenti a chiedere feedback. Oltre a migliorare la didattica può insegnare ai ragazzi che hanno la possibilità di esprimere la loro opinione in libertà e che la loro opinione conta per migliorare le cose. Magari quando usciranno dalla scuola avranno imparato a chiedere a loro volta dei feedback per migliorare il proprio lavoro. Qualunque lavoro sia.

Ora la palla a voi: avete mai provato a chiedere dei feedback? Avete imparato qualcosa dall’esperienza? Inviatemi pure commenti e suggerimenti!

Allego un esempio di questionario assegnato ai ragazzi.Se provate anche a compilarlo a caso potete vedere come vengono mostrati i risultati. 

Allego inoltre un video simpatico che mostra come creare un questionario con Google Doc. Ora Google Doc si chiama Google Drive ma il funzionamento è molto simile.

Riferimenti: Learn by embracing the pain and asking for feedback

 

Dialogo tra un professore e uno studente: uno sguardo sul futuro

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Prof: Ragazzi, oggi iniziamo ad introdurre la rivoluzione industriale..

Studente: Ma prof! E’ la quinta ora, siamo sfiniti dopo un’ intera mattinata di spiegazioni!

Prof: Ragazzi, io ho solo due ore con voi e una è la quinta; cosa dovrei fare? Non c’è scritto da nessuna parte che alla quinta ora non si può fare lezione!

Studente: E allora cerchi di rendere la lezione più interessante, più partecipata. Insomma, non per essere sgarbato, ma non può essere sempre la solita pappardella…

Prof: Cercare di rendere la lezione più interessante? Io faccio già di tutto per rendere interessanti le lezioni, e voi nemmeno mi ascoltate. Se foste più attenti, in dieci minuti potrei spiegare la lezione e poi potremmo parlare di altro.. Ma non mi fate nemmeno parlare!

Studente: Prof, facciamo sempre le solite cose: stiamo  seduti a prendere appunti per tutta l’ora, non è mica facile stare attenti. Vogliamo cambiare metodo!

Prof: Continuate a dire che volete cambiare le cose, ma -ditemi- nella pratica cosa vorreste cambiare? Secondo me sapete solo lamentarvi! Questo è il punto! Basta, ora iniziamo la lezione.

Studente: Non è vero che sappiamo solo lamentarci, se mi da cinque minuti glielo dimostro. E’ un problema che noi studenti percepiamo davvero, e non solo all’ultima ora.. E’ un problema che sentiamo per tutta la mattinata!

Prof: Va bene, ditemi allora. Vi ascolto. Le ho provate tutte per cercare di essere più coinvolgente e nemmeno per me è semplice spiegare ad una classe di studenti disattenti e svogliati.

Studente: Non è così difficile. Per cominciare, ad esempio, si potrebbe cambiare la disposizione dei banchi, mettendoli in cerchio o a “ferro di cavallo”. Non credo ci vogliano più di dieci minuti!

Prof: Mah… Siete in trenta e l’aula è troppo piccola. Al limite si potrebbero tenere i banchi tutti separati come nelle scuole americane. E poi, perché un semplice cambio di disposizione dovrebbe cambiare le cose?

Studente: Perché in questo modo non ci sarebbe una divisione netta tra lei e noi, tra insegnante e studenti: spesso la vediamo come una figura distante, come qualcuno che è lì per servirci  nozioni senza un minimo di interazione e partecipazione. Poi “guardandosi in faccia” si è più predisposti a prestare attenzione… Insomma, questo è il mio punto di vista.

Prof: Mmm… Sarà… Ma se ben ricordate questa formula è già stata provata e non ha dato molti risultati.

Studente: Ha ragione, ma infatti non è sufficiente. Abbiamo molte altre idee, questa è una delle tante. Ad esempio sarebbe bello utilizzare di più l’aula di informatica, oppure la lavagna multimediale.. So che in Svezia lo fanno!

Prof(sembra più disponibile): Eh magari! Non abbiamo i fondi della Svezia per queste cose. Sarebbe bello però…

Studente: Ci sono anche metodi molto più semplici per rendere la lezione più interattiva. Ad esempio voi professori potreste darci dei riferimenti a siti web in cui approfondire le lezioni; oppure potreste farci vedere dei video!

Prof (che nel frattempo nota la disponibilità dei suoi alunni): Si, in effetti potrei cercare dei video nel web e sostituire alcune parti di lezione con questi. Così facendo se qualcuno di voi è assente può recuperare la lezione dal computer di casa.

Studente (si accorge dell’apertura del prof e lo incalza con tutte le idee che gli vengono in mente):
Oppure la lezione potrebbe essere fatta attraverso un powerpoint al posto delle solite schede e  documenti cartacei.
Gli argomenti più semplici potrebbe farli spiegare a un alunno o a un gruppo di alunni al posto di spiegarli lei, e potrebbe considerare quell’esposizione come un’interrogazione! Questo sì che renderebbe la classe più partecipe, anche perché si tratterebbe comunque di parte del programma da svolgere e quindi tutti sarebbero obbligati a stare attenti!
E per la geografia.. Si immagina utilizzare Google Maps con la lavagna multimediale e navigare il mondo con la mano? Basta con le cartine e il solito vecchio mappamondo!
Oppure potremmo cercare dei documenti online sui quali organizzare una lezione.. Potremmo analizzare degli articoli di giornale..

Prof: Sì.. Interessante…

Studente (sempre più carico): Dai prof, si modernizzi! Dopotutto tentar non nuoce!
Ci sono poi moltissime altre cose che si potrebbero migliorare: i voti ad esempio! Studio, mi interrogano e mi danno un voto. Indipendentemente dal fatto che il voto sia sufficiente o no, spesso nemmeno capisco il perché della valutazione. Sono pochi gli insegnanti che motivano i loro voti; dovrebbero farlo tutti! Senza una minima spiegazione, il voto è pressoché inutile. Il giudizio dovrebbe servire a  migliorarmi, no?
Il prof di matematica, per esempio, dopo ogni interrogazione fa auto-valutare l’interrogato, poi chiede il parere della classe e infine dà la sua valutazione spiegandone anche il motivo. Almeno in questo modo si può avere un’idea più chiara di come è stata l’interrogazione. Io lo trovo utile!

Prof (comprende, ma “torna alla realtà”): Sai, capisco tutto quello che mi dici. Sono consigli di certo utili, da provare. Hai avuto davvero delle belle idee, ma torniamo alla realtà. Tutto ciò richiede un sacco di tempo! Noi docenti lavoriamo ben più del doppio delle nostre famose 18 ore alla settimana per preparare le lezioni. Poi ci sono le iniziative extra didattica, dobbiamo correggere i compiti, partecipare alle varie riunioni e consigli di classe. Cambiare richiederebbe uno sforzo immane e per di più dovremmo muoverci da soli. E’ dura… Inoltre, perché ci sia un cambiamento di qualche rilievo non basta che qualche insegnante cambi i suoi metodi, ma dovrebbero mobilitarsi tutti.

E non dimentichiamo che c’è un programma da svolgere, un certo numero di interrogazioni e di compiti da fare durante il quadrimestre. Non abbiamo proprio tempo per cambiare le cose. Anzi, siamo già parecchio in ritardo con il programma. Continuiamo la lezione.

Studente (non ce la fa più e…): Prof, la verità è che non è la lavagna multimediale, non è il video. Non è internet quello di cui abbiamo veramente bisogno. Non solo, perlomeno. Ho sentito molti docenti, scesi dal piedistallo della cattedra, raccontare le ingiustizie subite a scuola ai loro tempi. Parlavano delle umiliazioni inflitte dai docenti che non li ascoltavano e che interpretavano ogni loro parola come un’offesa. Sembra che chiunque con un po’ di potere pensi di avere la soluzione per gli altri dimenticando quanto male facesse non sentirsi ascoltato.

Il nostro malessere, le nostre ribellioni non sono un istinto da castigare ma l’espressione dello stesso malessere che avete vissuto anche voi professori quando eravate studenti come noi. Noi abbiamo bisogno di una guida. Di un maestro. L’unico modo in cui un maestro può comprendere un discepolo è che non dimentichi di quando a sua volta lo era stato.
Se il programma continuerà ad essere usato come una scusa e come un immenso macigno sopra le nostre teste, piuttosto che come una linea guida, la storia si ripeterà all’infinito.

Siamo tutti persone e vorremmo finalmente imparare a crescere insieme fidandoci l’un l’altro, piuttosto che continuare ad attaccarci difendendo ognuno la sua posizione.

Di Fabio Biscaro e Arianna Camellato

Studenti felici di essere interrogati? Interrogazione capovolta!

Interrogare direttamente alla prima lezione in cui si spiega un argomento, facendo in modo che siano gli stessi ragazzi a offrirsi volontariamente, con un coro di ‘Io!’, ‘Io!’, ‘ Io!’. E’ possibile?

Prima di Natale ho realizzato due video, per spiegare due argomenti di informatica piuttosto tecnici di cui non avevo ancora parlato a lezione. Sì! Con l’interrogazione capovolta!
Al rientro dalle vacanze, da una rapida indagine ho verificato che più della metà dei ragazzi avevano guardato quei video. Quindi, prima ancora che cominciassi a spiegare il nuovo argomento, più di metà classe ne aveva già sentito parlare e alcuni l’avevano ben capito.

Lo stimolo aggiuntivo per guardare i video, oltre al compito imminente di cui avevo allegato un facsimile ai video, è stata la promessa che avrei dato un bel voto a chi fosse riuscito a spiegare i due argomenti in classe.

Così, dopo le vacanze di Natale, c’è stato un coro di: “Voglio spiegarlo io!”, invece del prevedibile silenzio alla classica domanda: “C’è qualcuno che si offre?”.
I ragazzi si sono fatti avanti per spiegare l’argomento con il mio supporto, nel caso ci fossero da fare delle premesse che nel video non erano spiegate, oppure nel caso ci fossero dei passaggi complessi in cui faticavano ad essere chiari.

Risultato dell’esperimento? Decisamente positivo! Su due argomenti nuovi posti in tre classi, si sono verificati sei casi:

  • in un caso gli studenti si sono arresi e ho spiegato come fosse una normale lezione;
  • in due casi l’argomento è stato spiegato così così, e sono intervenuto per correggere il tiro;
  • in altri due casi l’argomento è stato spiegato molto bene e non c’è stato quasi bisogno di intervenire;
  • in un caso un ragazzo ha mostrato addirittura un sistema più semplice di quello che avevo proposto, perché dopo aver visto il video ha deciso di verificare se c’era un metodo risolutivo più semplice su internet. Così il sistema è stato aggiunto alle possibili soluzioni del problema.

Insomma… 6 casi non fanno ancora una statistica, ma i risultati incoraggianti mi invogliano a riprovare anche con il prossimo argomento. Dopo tutto è bello avere ragazzi felici ed attenti durante l’interrogazione, anche se si trattava di interrogazioni il cui scopo era quello di spiegare “al contrario”. Inoltre, i video sono là, su Youtube, sempre disponibili. E, quando serve, gli studenti li possono rivedere in soli 10 minuti. E’ come se avessero il loro prof sempre a portata di mano! I video realizzati sono disponibili su questa pagina.

All’interno dell’occupazione.

Il caldo che imperversa all’interno degli edifici dell’Istituto Tecnico Statale Einaudi di Montebelluna (TV), è quello diffuso dai corpi di studenti in piena occupazione. E’ il caldo che vortica slanciato dall’entusiasmo di attività come quelle organizzate dall’associazione no-profit Sballando Ballando, che si pone l’obiettivo di allontanare i giovani dal consumo di alcool e sostanze stupefacenti, proponendo loro l’alternativa della danza. E’ il caldo delle numerose assemblee che avranno luogo in questi tre giorni di ‘autogestione’, definizione preferita da Tommaso Quagliotto, rappresentante d’istituto.

E’ proprio con quest’ultimo che ho la possibilità di avere un confronto riguardo alle esigenze che hanno portato gli studenti ad occupare le aule dell’istituto. La necessità, in primis, è quella di essere maggiormente coinvolti all’interno delle dinamiche decisionali delle istituzioni scolastiche, soprattutto a fronte dei tagli applicati dal governo in materia di scuola pubblica. Un’ingiustizia a pieno titolo, considerati i finanziamenti, pari a 3 milioni di euro, stanziati in favore della scuola privata.

I nemici da contrastare, dunque, si conoscono. Resta da chiarire una questione spesso data per scontato, ovvero la questione di metodo. Perché si è deciso di sollevare la protesta passando attraverso l’occupazione? “Il rischio è che gli errori del passato vengano ripetuti in futuro”, spiega Tommaso. Gli errori a cui si riferisce sono quelli legati all’apatia degli studenti in merito a temi, come appunto il mondo della scuola, che in realtà li riguardano appieno. “Ma se dovessi ripetere l’ esperienza”, aggiunge, “cercherei l’appoggio dei docenti, in modo da organizzare delle lezioni che tocchino temi di una certa rilevanza sociale e politica”. Una proposta che andrebbe a segno solo nella circostanza in cui queste lezioni fossero distribuite lungo tutta la durata dell’anno scolastico. Una proposta che trova accoglimento tra gli studenti in protesta, se convertita nella loro richiesta di docenti più competenti ed informati e di metodi di insegnamento maggiormente innovativi.

“Perché non trasformare la lezione di storia in un laboratorio nel quale gruppi di alunni rappresentano le diverse nazioni in guerra tra di loro? Perché non trasformare la spiegazione della crisi del ’29 in un’occasione per comprendere la crisi attuale?”. Il manuale di testo, a quel punto, fungerebbe da sola linea guida per gli argomenti, ed inoltre in tal modo si renderebbe più facile l’integrazione tra materie diverse, come l’economia con la matematica e l’informatica con il disegno tecnico.

A proposito di integrazione, molto sentita tra i ragazzi è anche l’esigenza di arricchire l’esperienza scolastica con l’uso di strumenti tecnologici e social network.

Mi congedo da Tommaso, e nell’uscire dai locali dell’istituto vengo spinto qua e la da giovani che ballano nei corridoi. Mi convinco nuovamente che lo spirito da mettere in atto è proprio questo: lo studente al centro, il sentimento di gioco e di condivisione. Raggiunti questi obiettivi, l’occupazione non avrà più alcun motivo di esistere.

 

-Stefano Cazzaro-

Il supplente in bilico

In una classe si possono cambiare anche tre professori di matematica in un anno. E gli studenti arrivano a giugno avendo imparato poco o niente. I genitori stupiti si arrabbiano e il coordinatore di classe allarga le braccia: “Non si può fare nulla, stiamo aspettando l’avente diritto”.

La scuola comincia a settembre e le graduatorie dei supplenti vengono modificate… in data da definire. Così il supplente che comincia l’anno a settembre con buona probabilità non lo terminerà perché, quando le graduatorie saranno modificate chi era stato assunto perde automaticamente l’incarico e si rifà tutto. Può capitare che ci sia una sola persona nuova in graduatoria e tutti gli altri slittano e cambiano istituto e scuola.

Provatevi a mettervi nei panni dello studente: che credibilità darà ad un docente che potrebbe andarsene da un momento all’altro?

Provate a mettervi nei panni del docente che arriva ad inizio anno: come può preparare le lezioni in modo efficace sapendo che sopra la sua testa c’è una spada di Damocle pronta a cadere da inizio ottobre a… data da destinarsi? Come ci si sente a lavorare con una data di scadenza? Come si può pianificare il lavoro? Con che motivazione?

Provate a mettervi nei panni del docente che arriva alla fine dell’anno: si ritroverà a rispiegare molte cose solo perché adotta un metodo didattico diverso. Quanto il tempo perso?

Provatevi a mettervi nei panni dei genitori: quali certezze avranno riguardo alla qualità dell’apprendimento del figlio quando i docenti cambiano?

Provate a mettervi nei panni delle segretarie della scuola: quando la graduatoria cambia si ripete tutta la procedura per selezionare il supplente. Diverse giornate di lavoro. Perse.

La soluzione a tutto questo sembra così semplice che è quasi stupido dirla: perché non si danno sempre e solo incarichi annuali utilizzando la migliore graduatoria disponibile al momento? Evitando inutili cambi in corsa?

Forse ci sono dinamiche che conoscono solo al ministero. Forse è giusto che lavori sempre il docente più alto in graduatoria; anche se allora si potrebbe chiedere di cambiare le graduatorie ogni mese perché in qualunque momento può capitare di fare un corso di formazione che ti dà punti.

Qualunque sia il motivo, viene da chiedere al ministero: al centro delle scelte c’è l’unica cosa importante dalla quale non si prescindere? Al centro delle scelte c’è lo studente e la sua formazione?

Education 2.0: educazione ed innovazione a Firenze

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scuola ed innovazione tecnologica: mai come oggi il legame tra questi due ambiti si è rivelato indispensabile. Si fonda su questo assunto l’iniziativa di Education 2.0, una community online sul mondo della scuola, nella quale gli attori dell’educazione e della formazione possono incontrarsi e condividere le proprie esperienze, attraverso l’invio di articoli e commenti.

Venerdì 26 ottobre 2012, al Palazzo Medici-Riccardi di Firenze, si è svolto il terzo convegno nazionale di Education 2.0, che anche quest’anno ha raccolto le idee e le pratiche innovative di scuole e docenti.

I lavori sono stati aperti da Luigi Berlinguer, che ha esortato gli insegnanti a porre maggiore attenzione all’innovazione educativa della scuola, dando risalto alla funzione centrale dell’apprendimento e debellando quella che l’eurodeputato ha definito “tecnofobia”, ovvero l’insensibilità dell’istituzione scolastica nei confronti della rivoluzione tecnologica oggi in corso.

“E’ un’idea di società questa, non solo di scuola”, sono queste le parole che hanno dato il via alla discussione tenutasi attorno alla tavola rotonda “Inclusione e integrazione”. Nello specifico, si è dibattuto riguardo alle modalità di inserimento nel contesto scolastico dei bambini affetti da disabilità, attraverso lo strumento delle nuove tecnologie. Sono stati presentati, a questo proposito, progetti di didattica domiciliare per bambini lungodegenti e iniziative di role playing, mirate ad “accompagnare le autonomie”, ovvero a far capire al bambino che il suo inserimento sociale è possibile.

Su toni diversi si è svolta la presentazione dei progetti nell’ambito “Professione docente: curricolo e trasversalità”. Qui i temi hanno spaziato dal protagonismo degli studenti nella scuola moderna alla continuità del curricolo dello studente, credenziale fondamentale per una formazione significativa. Non è mancata, inoltre, una ripresa dei concetti espressi da Luigi Berlinguer in mattinata, nello specifico in merito all’importanza dell’analisi del contesto all’interno del quale studenti e professori si devono muovere, in modo da dare senso alla varietà delle esperienze di ognuno degli attori coinvolti.

Da quest’ultimo tavolo di discussione, ma in generale dallo spirito del convegno, si è evinta l’importanza degli investimenti sulla formazione degli insegnanti, ma soprattutto dell’innovazione non in quanto mera sperimentazione, ma in quanto creazione di una rete che coinvolga tutti coloro che fanno parte degli ambienti scolastici.

-Stefano Cazzaro-

Flipped Teaching – Insegnamento Capovolto

Talvolta capita di affrontare in classe un argomento complesso che richiede una spiegazione accurata da parte del docente. Durante la spiegazione non è raro che ci sia un’asimmetria di apprendimento con alcuni ragazzi che capiscono velocemente e poi si annoiano e altri che richiedono che l’argomento sia spiegato più e più volte. Inoltre è possibile che nonostante siano tutti convinti di avere capito poi alcuni scoprano che la loro comprensione era stata superficiale costringendo il docente a riprendere l’argomento anche diversi giorni dopo quando era già stato dato per assodato.

L’idea dell’insegnamento capovolto (Flipped Teaching in inglese) è quella di fornire allo studente tutti gli strumenti in modo che possa apprendere a casa invece che a scuola e si possano quindi investire le ore di lezione nel risolvere i problemi più complessi e per lasciare i ragazzi interagire ed aiutarsi tra di loro. Lo studente più bravo potrà limitarsi a studiare il materiale una volta e quello meno bravo potrà studiarlo autonomamente più e più volte.

I tutorial video sono lo strumento più adatto per questo tipo di didattica in quanto, unendo audio e video, permettono di apprendere nel modo più veloce ed efficace possibile. In mancanza dei video si possono utilizzare tutte le fonti possibili quali il libro di testo, le presentazioni, i siti web, ecc… E’ compito dell’insegnate fornire la lista del materiale da utilizzare e soprattutto assicurarsi che questo sia di qualità. Su youtube è sempre più probabile trovare un video adatto a quello che dobbiamo spiegare ma nel caso che non ci sia possiamo crearne uno aiutandoci con un programma gratuito come Camstudio. Qui potete trovare un video in inglese che spiega come utilizzarlo. Se invece volete altri tutorial su come realizzare dei buoni video potete guardate i tutorial di Camtasia, software a pagamento.

Una volta che gli studenti abbiano tutti gli strumenti per potere studiare in modo autonomo la chiave sarà dare loro un compito per il quale abbia senso studiare e per questo ci può venire incontro la progettazione per competenze. L’insegnamento capovolto consente quindi all’insegnante di assumere un ruolo di guida piuttosto che quello di un dispensatore di fatti e i ragazzi diventano elementi attivi dell’apprendimento piuttosto che un passivo ricettacolo di informazioni.

Perché funziona per motivare lo studente? Perché la motivazione umana dipende sempre da due spinte contrapposte: da un lato l’espressione di se stessi facendo le cose a proprio modo e con i propri tempi e dall’altro la possibilità di fare qualcosa perché sia utile per se stessi e per gli altri. Il compito del docente è anche quello di insegnare ai ragazzi ad esprimersi, guidandoli nelle difficoltà e dando loro un motivo per fare le cose. Flipped teaching è un altro passo verso questo importante obiettivo.

Bibliografia: